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Tacito
De oratoria,35
 
originale
 
[35] At nunc adulescentuli nostri deducuntur in scholas istorum, qui rhetores vocantur, quos paulo ante Ciceronis tempora extitisse nec placuisse maioribus nostris ex eo manifestum est, quod a Crasso et Domitio censoribus claudere, ut ait Cicero, "ludum impudentiae" iussi sunt. Sed ut dicere institueram, deducuntur in scholas, [in] quibus non facile dixerim utrumne locus ipse an condiscipuli an genus studiorum plus mali ingeniis adferant. Nam in loco nihil reverentiae est, in quem nemo nisi aeque imperitus intret; in condiscipulis nihil profectus, cum pueri inter pueros et adulescentuli inter adulescentulos pari securitate et dicant et audiantur; ipsae vero exercitationes magna ex parte contrariae. Nempe enim duo genera materiarum apud rhetoras tractantur, suasoriae et controversiae. Ex his suasoriae quidem etsi tamquam plane leviores et minus prudentiae exigentes pueris delegantur, controversiae robustioribus adsignantur, -- quales, per fidem, et quam incredibiliter compositae! sequitur autem, ut materiae abhorrenti a veritate declamatio quoque adhibeatur. Sic fit ut tyrannicidarum praemia aut vitiatarum electiones aut pestilentiae remedia aut incesta matrum aut quidquid in schola cotidie agitur, in foro vel raro vel numquam, ingentibus verbis persequantur: cum ad veros iudices ventum . . .
 
traduzione
 
35. ?Ora, invece, i nostri ragazzi vengono condotti alla scuola dei cosiddetti retori, persone comparse sulla scena poco prima del tempo di Cicerone, ma che non sono piaciuti ai nostri antenati, come risulta chiaramente dal fatto che dai censori Crasso e Domizio ricevettero l'ordine di chiudere, secondo l'espressione di Cicerone, la loro ?scuola di impudenza?. Essi sono condotti, come avevo iniziato a dire, in queste scuole dove mi sarebbe difficile dire cosa rechi pi? danno al loro ingegno, se il luogo in s? o i condiscepoli o il tipo di studio. Non inspira, infatti, nessun rispetto un luogo in cui entrano solo persone ignoranti come gli altri; non si produce nessun profitto tra i condiscepoli, perch? ragazzi con ragazzi, giovinetti con giovinetti, si parlano e si ascoltano con eguale irresponsabilit?; le esercitazioni poi, raggiungono in gran parte l'effetto contrario. Com'? noto, infatti, presso i retori si trattano due tipi di tematiche: le suasorie e le controversie. Di esse le suasorie, perch? sicuramente pi? semplici e tali da implicare minore capacit? di giudizio, si lasciano ai ragazzi; le controversie vengono assegnate ai pi? maturi: ma, santo cielo, di che controversie si tratta, e congegnate in modo quanto improbabile! Ne consegue che, di fronte a soggetti cos? lontani dalla vita reale, si impieghi anche un tono declamatorio. Succede allora che si affronti con parole altisonanti la questione sulle ricompense ai tirannicidi o sull'alternativa concessa alle fanciulle oltraggiate o sui rimedi contro la peste o sull'incesto commesso dalle madri o su tutti gli altri argomenti oggetto di quotidiana trattazione nelle scuole, mentre nel foro questi argomenti non capitano mai o molto di rado. Quando poi ci si trova di fronte a veri giudici ***.?
 

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